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Molini e pastifici in Umbria

L’attività molitoria costituisce un pezzo della storia dell’Umbria: prima ponte tra agricoltura e industria e poi componente essenziale dell’industria alimentare di grande rilievo economico e sociale, nonché paesaggistico.

Dal Medioevo e per gran parte dell’800 il settore molitorio della regione fu caratterizzato da molini rurali idraulici a palmenti (o mole) destinati alla macinazione del grano. La diffusione dei molini a cilindri, che permettevano di ottenere farine finissime e perfettamente pulite attraverso rotture successive del chicco, fu infatti più lenta che altrove. Tra il 1870 e il 1880 prevalevano ancora impianti disseminati in tutto il territorio regionale, che al massimo occupavano due lavoratori e che si presentavano come strutture artigianali al servizio del territorio locale, pur macinando anche per i mercati regionali e extraregionali. Tipici dei molini umbri a macinazione graduale furono anche la pluralità delle fonti di energia utilizzate e la convivenza di cilindri e palmenti.

Nel 1889 comparvero in Umbria anche le fabbriche di pasta, produzione strettamente legata alla molitura.

Il primo quarto del ‘900 fu particolarmente positivo per il settore molitorio regionale: aumentarono contemporaneamente la redditività dell’agricoltura, grazie all’introduzione delle foraggere, la disponibilità di grano e le risorse finanziarie da investire per le innovazioni.

Negli anni successivi la crisi agraria comportò il deperimento di molti molini artigianali e rurali e limitò la crescita dei molini cooperativi. La molitura divenne una componente dell’industria alimentare, sempre più legata alla lavorazione delle farine prima per paste alimentari e più avanti per mangimi. L’allargamento dei mercati determinò poi la necessità di aumentare considerevolmente la capacità produttiva: si ampliarono gli stabilimenti, spesso entrando in affari con gruppi nazionali e multinazionali, e si arrivò in sempre più casi a delocalizzare la produzione, dismettendo gli stabilimenti collocati nella regione.

L’itinerario proposto comprende due realtà esemplificative dello sviluppo industriale del settore molitorio regionale, entrambe ancora visibili benché una dismessa.

Il Pastificio Petrini-Spigadoro sorge a Bastia Umbra ha costituito l'elemento chiave dello sviluppo industriale e urbanistico della città ed è tuttora ben riconoscibile a ridosso del centro storico. Sorse nel 1822 come mulino idraulico, poi alimentato con energia elettrica. Nel 1924 all'attività molitoria si aggiunse la lavorazione della pasta "Spigadoro" e nel 1955 la produzione di alimenti zootecnici. Negli anni ’60 il complesso venne ampliato con nuovi sili e padiglioni e con un imponente mangimificio, la cui torretta divenne simbolo urbanistico di Bastia Umbra. Alla fine degli anni '90 il pastificio venne chiuso e le relative attività vennero trasferite nello stabilimento di Foligno. Oggi vi si producono farine.

Il Molini & Pastificio Cappelletti è situato nei pressi della stazione ferroviaria di Todi Ponterio. Da piccolo molino a palmenti (o mole) divenne presto un impianto industriale affiancato da un pastificio (1934). Alla fine degli anni ’40 entrò in funzione un nuovo molino, che aumentò notevolmente la capacità produttiva. Lo stabilimento fornì farine ai più grandi pastifici dell’Italia centrale e non solo, fino alla chiusura nel 1960.