Un approfondimento sulle fornaci manifatturiere e industriali dell’Umbria è giustificato, oltre che dalla loro quantità, dal loro essere testimonianza dell’attività produttiva, delle abilità e dell’evoluzione delle tecniche di una comunità, nonché parte del paesaggio locale. È dunque molto importante recuperare la leggibilità della loro funzione originaria, spesso compromessa dagli esiti successivi alla dismissione, sia nel caso di abbandono sia di riutilizzo.
Dai tempi antichi fino almeno alla metà dell’800 questa attività ha mantenuto un carattere manifatturiero e si è basata su l’uso dell’argilla, l’impasto con l’acqua, la cottura con il fuoco di legna e una produzione stagionale. I mesi in cui le fornaci lavoravano più intensamente erano quelli estivi, quando si aveva maggior disponibilità di acqua, sole (per la prima essiccazione), legna (per la cottura) e forza lavoro (libera dalle attività rurali).
Dalla metà dell’800 iniziò a diffondersi una forte innovazione del settore, determinata soprattutto dall’aumento della varietà dei mattoni e delle tegole e dalla diffusione nei settori della lavorazione a caldo dei forni a fuoco continuo che, tra i molti vantaggi, potevano cuocere in modo continuo, garantendo una resa maggiore e una miglior qualità del prodotto.
In Umbria fornaci per la cottura di laterizi e di terrecotte invetriate e ceramiche erano presenti in buona parte del territorio.
Più lento che altrove fu lo sviluppo tecnico nel settore: alla fine dell’800 le fornaci erano ancora quasi tutte di tipo tradizionale; nel 1910 vennero censite 4 fornaci Hoffmann a fuoco continuo, che salirono a 20 nel 1913 e solo alla fine degli anni ’30 buona parte del ciclo produttivo risultò meccanizzato.
Negli anni ’30, inoltre, iniziò un processo di concentrazione intorno alle Fornaci Briziarelli di Marsciano, che da allora si affermarono come principale gruppo umbro del settore.
Negl’ultimi decenni del ‘900, infine, diminuirono drasticamente le unità locali e gli addetti e si verificò una diversificazione del settore: una sola grande impresa operava in una dimensione ampia del mercato (la società Briziarelli, proprietaria di gran parte delle fornaci ancora attive), mentre le altre, soprattutto localizzate nell’orvietano a Castel Viscardo, si rivolgevano a mercati di nicchia specializzandosi soprattutto nella produzione di laterizi per pavimentazione (il cotto) o nella produzione di forme tradizionali impiegate nel restauro di monumenti.
L’itinerario ideale qui proposto comprende stabilimenti esemplificativi dello sviluppo industriale del settore molitorio regionale.
Le Fornaci Briziarelli di Marsciano sorsero nel 1906 come primo impianto della società. Da allora si è verificato un continuo ammodernamento del complesso, a cominciare dai forni: dal modello Lanuzzi a fuoco continuo, al forno Hoffmann, al forno a tunnel della Kerabedarf.
La società si impose fin dagli anni ’30 del ‘900 come principale gruppo umbro del settore, acquisendo numerose cave, fornaci e fabbricati in diverse parti dell'Umbria come testimoniano gli stabilimenti di Perugia e Santa Maria degli Angeli. Dal 1993 è tra le prime aziende a livello nazionale ed europeo.